Chessia si aggira per i chioschi del mercato dei colori, a Nicodranas. Situato a cavallo tra il ricco quartiere dei “Portici Opali” ed il piu’ popolare quartiere “Sghembo”, il mercato offre un variegato insieme di oggetti estremamente diversi, sia per prezzo che per tipo. Chessia ama quel posto. Le sembra di attraversare una rappresentazione simbolica della sua vita. Nata povera in un quartiere malfamato di Port Damali, l’elfa si e’ fatta strada nella societa’ della Menagerie coast grazie al suo talento. Ha coltivato la sua passione per le arti e, negli anni, ne ha scoperto il potere. Oggi puo’ permettersi gli oggetti di lusso che da bambina sognava mentre cantava nella sua piccola stanzetta dalle pareti rattoppate. Ma, allo stesso tempo, continua ad apprezzare la spontanieta’, la sincerita’ e la lealta’ di chi, come lei, conosce la fame e la disperazione e lotta ogni giorno per il bene dei propri cari.
Non e’ un caso che Chessia sia entrata a far parte del Golden Grin. Gli Arpisti, come li chiama qualcuno, lavorano in clandestinita’ per difendere i piu’ deboli, smascherare la corruzione dei potenti e battersi per una societa’ giusta. Sfruttare l’arte per avvicinare e smascherare il potere. Coltivare l’arte per portare gioia e serenita’ a chi soffre. Chessia ha speso gli ultimi dieci anni ad impegnarsi per rendere Wildemount un posto migliore, ma negli ultimi mesi c’e’ qualcos’altro al centro dei suoi pensieri, qualcun altro.
Una rosa scarlatta, poggiata sul banco di un chiosco, la riporta alla sera precedente. Lui che le fa una sorpresa. La serata romantica. Ed il risveglio sapendo di avere vicino tutto cio’ che desidera. Chessia si sente una ragazzina alla sua prima cotta. Non riesce a sopprimere un sorriso mentre acquista ciambelle al miele e grog caldo. Si volta, pronta a tornare a casa con la colazione quando due uomini catturano la sua attenzione.
Si stanno scambiando un segno di riconoscimento. Uno dei due, un umano con un lungo mantello marrone, ha piegato gli indici sui pollici. Poi ha allungato le altre tre dita a formare due ali. L’uomo e’ stato veloce, il segnale e’ durato solo un secondo, ma Chessia l’ha riconosciuto immediatamente: i due devono essere seguaci del dottor Waldorf.
Medico di fama internazionale, membro in incognito della Myriad e amico di Ikithon, il dottor Waldorf Perifeather e’ ricercato da parecchi mesi a seguito delle indagini su Ikithon volute dall’Imperatore dopo i fatti di Ghor Veles. I crimini efferati del medico avevano portato persino la Myriad, gilda dei ladri, a prendere le distanze dal losco individuo. Il medico e’ ricercato sia dall’Impero che dalla Dinastia ma e’ svanito nel nulla. Corre voce che si sia nascosto a Nicodranas protetto dai suoi lacchè.
Chessia segue i due sgherri di Waldorf attraverso le stradine del quartiere Sghembo fino ad un vicolo sorvegliato da due orchi armati. Un archetto ricopre l’imboccatura del vicolo e produce un sottile velo di sabbia che ricade sulle persone sottostanti. Chessia conosce quel trucco: serve ad accorgersi se un intruso cerca di accedere al vicolo sfruttando magie di invisibilita’. Nella stradina ci sono diverse persone intente a svolgere i propri compiti quotidiani. Tra di esse Chessia riconosce uno spacciatore di Linfa Nera. E’ appoggiato ad un muro e sta contrattando con un acquirente. Intasca le monete d’oro poi apre il sacchettino che tiene legato alla cintura e ne estrae un pizzico della droga povera per darla al suo cliente.
Chessia si avvicina allo spacciatore e comincia a parlare. La sua voce e’ suadente. Il tono e’ basso. Le parole sono una melodia irresistibile.
“Mio caro, sii gentile. Vai da quell’orco e dagli un pugno. Poi scappa a casa tua.”
Lo spacciatore viene sopraffatto dalla magia di Chessia. Si avvia verso il vicolo e colpisce all’addome uno dei due orchi. Poi inizia a correre inseguito dalle due guardie. Il passaggio e’ libero. Chessia diventa invisibile e imbocca il vicolo.
La stretta stradina termina alla porta di accesso di un edificio di mattoncini rossi. Chessia spinge lentamente la porta ed entra. La stanza in cui si ritrova si apre su un ampio magazzino. Il tetto e’ alto sei metri. Intorno alla stanza corrono passerelle di metallo sospese a tre metri di altezza e raggiungibili attraverso scale di legno. Il magazzino e’ largo almeno nove metri e lungo una ventina. Al suo interno ci sono grosse cisterne metalliche disposte su due file da tre. Il pavimento del magazzino e’ disseminato di cadaveri parzialmente putrefatti. In fondo, sul lato opposto all’ingresso ci sono i due uomini che Chessia ha visto al mercato.
Stanno parlando mentre esaminano un dispositivo posto su un piedistallo di legno. Sei tubi collegano le taniche al dispositivo. Chessia si avvicina cercando di non fare rumore. Vuole sapere cosa si dicono i due uomini.
“Il medico vuole risultati e li vuole subito”. A parlare e’ l’uomo dal mantello marrone. L’altro, un halfling con capelli lunghi e arruffati risponde.
“Ci sono riuscito. Il dispositivo e’ funzionante. Il cristallo viola ha il potere necessario ad attivare la polvere di Ikithon”.
Chessia e’ ormai a meno di tre metri dai due. Il cristallo di cui i due stanno parlando e’ parte del dispositivo posto sul piedistallo. Emana un’aurea violacea e sembra pulsare di potere magico.
“Trovarlo e’ stato difficile ed eliminare la concorrenza lo e’ stato ancora di piu’. Se il medico vuole il dispositivo dovra’ compensarmi adeguatamente. Ormai in citta’ ho piu’ nemici che amici e devo squagliarmela al piu’ presto”.
“E per il controllo?” chiede l’uomo col mantello marrone.
“Chiunque prema il pulsante ha il controllo delle creture,” risponde l’altro.
“Ottimo.” L’uomo col mantello marrone preme un pulsante posto sul dispositivo ed un liquido verde si riversa sul cristallo attraverso i tubi collegati alle cisterne.
L’aurea violacea del cristallo esplode inondando di luce l’intero magazzino. Rianimati dal potere della polvere di Ikithon, i cadaveri che ricoprono il pavimento si alzano mentre l’uomo dal mantello marrone dice tuonando:
“Ascoltate il vostro padrone! Uccidete questo infedele!”
All’istante le creature si lanciano all’attacco dell’halfling colpendo nella corsa Chessia che si trova circondata da un’orda di creature fameliche. La sorpresa le fa perdere la concentrazione tornando visibile. Le creature rianimate stanno smembrando il piccolo halfling quando l’uomo col mantello marrone si accorge di Chessia.
“Uccidete la spia!” tuona l’uomo. Le creature si lanciano all’assalto.
Chessia si concentra e intona un canto di protezione. Intorno a lei l’aria si riempie di spiriti benevoli che, assumendo la forma di piccoli fauni, colpiscono e rallentano le creature non-morte. Mentre si concentra sul suo canto, Chessia estrae la sua spada e la lancia in aria. La lama magica si scaglia contro un non-morto tranciandogli di netto la testa. Poi, mimando i movimenti del braccio di Chessia, la spada trafigge un’altra creatura. Poi un’altra e un’altra ancora.
I non-morti che cercano di afferrare Chessia vengono trucidati dagli spiriti protettivi mentre la spada si occupa di quelli piu’ distanti. Chessia sta indietreggiando cercando di raggiungere l’uscita ma i nemici sono tanti e mantenere la concentrazione le richiede tutta la sua energia.
L’uomo col mantello marrone ha estratto una piccola balestra che teneva agganciata alla cintura. Prende la mira e scagli un dardo. La freccia raggiunge la spalla di Chessia. Nel punto di impatto il suo vestito pulsa e per un attimo mostra la sua vera natura: un’armatura di cuoio resistente realizzata per lei dagli artigiani di Tussoa. L’uomo col mantello marrone ricarica e riprende a sparare con la sua balestra.
Chessia e’ circondata da decine di creature fameliche mentre cerca di schivare e parare i dardi dell’uomo. La situazione e’ pericolosa. Le attraversa la mente il ricordo del suo risveglio. Appena un’ora e’ passata. Era tra le braccia della persona che ama. Al sicuro e felice. E adesso, invece…
Si e’ distratta e una freccia scagliata dall’uomo col mantello marrone la colpisce all’addome. Il dardo si e’ infilato tra le trame dell’armatura. La fitta lancinante le fa emettere un grido sommesso mentre interrompe il suo canto e gli spiriti di protezione spariscono. I non-morti le saltano addosso. Il sangue le sgorga dall’addome e la sua spada non e’ abbastanza per tenere a freno l’orda dei nemici.
Un non-morto le afferra il braccio e lo morde. Un’altra creatura le afferra il collo ed inizia a strangolarla. Chessia chiude gli occhi e chiama a raccolta le sue forze. Poi intona un nuovo canto. Potente e autoritario. Con il palmo della mano spalancata, Chessia tocca il petto della creatura che la sta strangolando. Il corpo del non-morto si riempie di venature nere che partono dalla mano di Chessia. L’essere esplode in un macabro groviglio di tessuti e sangue rappreso.
Chessia continua a toccare gli assalitori uccidendoli uno dopo l’altro. Ma i nemici sono troppi. Si guarda intorno e si teletrasporta su una delle passerelle rialzate. La sua canzone cambia tono e, adesso, alcune creature si immobilizzano inermi. Chessia allarga le braccia mentre volge lo sguardo verso l’orda di creature sotto di lei. Poi sbatte le mani producendo un suono secco e potente che investe i non-morti ferendoli e spingendoli.
Dal fondo del magazzino l’uomo col mantello comanda le creature non morte: “salite le scale ed uccidete questa intrusa”.
Chessia si guarda intorno. E’ circondata. Da entrambi i lati, sulla passerella rialzata, i non-morti si stanno scagliando verso di lei. Il pavimento del magazzino e’ ricoperto dei resti di una ventina di assalitori ma i nemici sono ancora tanti e lei e’ stanca e ferita. Cade in ginocchio, stremata.
“E’ strano,” pensa mentre comanda la sua spada e infilza un altro nemico. “Forse sto per morire, sono ferita, ho freddo e sono stanca. Eppure, l’unica cosa a cui riesco a pensare sei tu. Amore mio, in questa vita e nella prossima. Ti amo, Gil”
Il suono della frusta precede la vista delle cinque teste di serpente che affondano i loro denti velenosi nelle carni dei due non-morti che circondano Chessia. Poi uno schiocco secco e le due creature vengono strattonate dalla frusta e lanciate di sotto sul pavimento insanguinato del magazzino. Chessia sente la voce del suo uomo sussurrare la magia di protezione mentre uno scudo di luce la avvolge proteggendola dagli attacchi dei non-morti. “Sei qui,” sussurra mentre sente le forze abbandonare il suo corpo.
Gil-Galad e’ nel magazzino, circondato dai resti delle creature uccise da Chessia. Il paladino si muove con una velocita’ innaturale e, roteando la sua frusta, sta tirando giu’ dalla passerella tutti gli assalitori. Poi con l’aiuto della sua arma, si aggrappa alla passerella e ci sale sopra. Raggiunge Chessia e le poggia una mano sul viso. La donna sente l’energia di Gil che, irradiando dalla sua mano, le ridona forza mentre le ferite si richiudono da sole.
Chessia ricorda la frase appresa da un antico manoscritto. Un tomo risalente ai tempi dell’Arcanum e contenente le riflessioni di un potente mago. “La forza del gruppo e’ superiore alla somma delle forze dei suoi componenti”. Quel mago aveva ragione. Lei puo’ affrontare qualunque sfida se e’ insieme a Gil.
Chessia si rimette in piedi. I due si guardano. Non servono parole. Si sorridono e poi si lanciano all’attacco. Le creature non-morte cadono una dopo l’altra mentre il bardo ed il paladino si fanno strada verso l’uomo con il mantello marrone. In pochi minuti la battaglia e’ conclusa. L’uomo col mantello marrone lascia cadere la balestra e alza le mani in segno di resa. Chessia preme il pulsante del dispositivo magico disattivandolo.
Mentre le teste di serpente della frusta di Gil incombono minacciose sull’uomo dal mantello marrone, Chessia si tocca il petto e all’istante la sua altezza cambia, adattandosi a quella del suo uomo. “Mi hai trovata,” dice. “Grazie all’anello,” risponde Gil. “Sapevo che non saresti uscita senza. E mi mancavi. Cosi’ sono venuto a cercarti”. “Quindi stavolta rimarrai qualche giorno qui con me?” chiede Chessia mentre cinge in un abbraccio il suo uomo. “Sai com’e’? L’Impero ha bisogno di me, la Dinastia non resta in piedi senza il mio aiuto. L’intero continente ha bisogno del suo eroe e Finnan non sa cavarsela se io non ci sono”. “Oh ma anch’io ho bisogno del mio eroe,” risponde Chessia. “Beh allora… magari per una settimana o due… o magari tre…”