Dopo l’incontro con i Vaniddazza’s la Bright Queen Leylas Kryn e’ entusiasta. Nei suoi appartamenti privati, in compagnia di Quana, ripensa al piano di istituire una rete di collegamento con l’Impero. La donna, che ha vissuto piu’ di qualunque mortale di Exandria, mostra ancora l’animo di una ragazzina mentre percorre avanti e indietro la stanza, dando libero sfogo alla sua fantasia. Ad alta voce descrive cio’ che la sua immaginazione le sta mostrando: un mondo in cui nani, orchi, elfi e tutti gli altri popoli di Wildemount possano convivere in un’unica societa’ evoluta. Agita le mani per sottolineare gli aspetti piu’ incredibili della sua visione, si ferma in pause drammatiche per anticipare la grandezza delle possibilita’ che il futuro offre alla Dinastia Kryn.
Quana la ascolta immobile, le braccia incrociate dietro la schiena e un’espressione seria sul volto. Indossa ancora l’armatura di chitina. Gli aculei sulle spalle e sui gomiti sono retratti e le fessure che emettono il tipico ronzio usato in battaglia dagli Aurora Watch sono chiusi. La postura impettita da guerriero amplifica la sensazione di grave apprensione che traspare sul suo volto.
“Immagina non soltanto la condivisione delle tecnologie, ma della cultura e del retaggio divino di ciascuna razza”. La regina ha lo sguardo rivolto al cielo e le braccia protese verso l’alto. “Sarebbe come riunire l’essenza di tutte le Divinita’ del Pantheon, potremmo finalmente essere degni e conversare alla pari con la luce del Luxon”.
Leylas rimane immobile per qualche secondo, un sorriso soddisfatto ed eccitato sul viso, persa nella visione. Poi si gira a guardare la sua compagna. Sorride ancora mentre le dice: “Mia cara, so che sei preoccupata, ma non voglio che tu sia triste. Questo e’ un momento di gioia e di speranza e dovresti godertelo anche tu”.
“Mia Umavi. Mia Regina. Anima perfetta, mio dolce amore. Ancora non sappiamo cosa potranno fare questi stranieri. Sono pochi, sono deboli, sono infedeli e sembrano agire senza ideali. Non e’ saggio mettere il nostro futuro nelle loro mani. E non voglio che tu rimanga delusa”.
La regina si avvicina a Quana e le poggia una mano sulla guancia. L’eccitazione visionaria ha lasciato il posto ad un atteggiamento di dolce confidenza. “Mi hai protetta per cinque cicli. Hai vegliato su di me quando il Dono mi ha reso instabile. Hai avuto fiducia in me quando il futuro era grigio ed incerto. Mi hai dato forza. Mi hai dato coraggio. Mi hai dato amore. Degli innumerevoli momenti che ho vissuto nelle mie vite, i piu’ cari sono quelli trascorsi con te. Ogni abbraccio, ogni carezza, ogni bacio di ognuno dei tuoi corpi e’ stato un dono del Luxon. Senza di te non sarei quella che sono. E il nostro popolo non sarebbe mai arrivato a governare il proprio futuro. Eppure. Forse e’ arrivata la fine, forse non dovrai piu’ proteggermi”.
“No, questo non succedera’!” dice Quana, allontanandosi d’istinto dalla sua compagna. Sul volto ha dipinta un’espressione preoccupata. Gli occhi si riempiono di lacrime e la donna si allontana di qualche passo mostrando la schiena alla sua regina. “So bene a cosa ti riferisci, ma la profezia non e’ chiara. Non sappiamo se parli di te. Non sappiamo neanche se si stia avverando. E non esiste mondo in cui io e te non stiamo insieme”.
Leylas raggiunge Quana e la abbraccia rimanendo alle sue spalle. “Quando ho dubbi o paure penso alla tua forza e al tuo coraggio e tutto diventa chiaro. So che mi proteggerai. So che troverai un modo. So che se c’e’ una possibilita’, tu la troverai. Ma la profezia e’ chiara. Mi manchera’ la vita. Mi manchera’ Exandria. Piu’ di tutto mi mancherai tu. Ma se devo sacrificarmi per il bene del nostro popolo – di tutti i popoli – allora cosi’ sia”.
Quana si gira e abbraccia la sua compagna. La regina poggia la testa sulla spalla del poderoso guerriero. “Anche se dovessi sfidare gli Dei, tutti insieme, tu vivrai. La mia spada appartiene al Luxon, ma la mia vita appartiene a te”.
La regina scorre con la mano il profilo dell’armatura di chitina. Le sue dita trovano il meccanismo e lo azionano. Le due parti, anteriore e posteriore della corazza, si separano con un leggero suono metallico, lasciando scoperti i nastri di cuoio che le tengono unite. La regina inizia a scioglierli.
“Il nostro amore e’ eterno,” sussurra Quana, “trovero’ un modo”.